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INNOVAZIONE DI SISTEMA

Cosa chiedono veramente i vivaisti italiani?

Un’intervista doppia a Emilio Resta e Riccardo Russu

di Ilaria Marchionne | Pubblicato il 14 gennaio 2022

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Data intervista: 01.03.2021

Intervistatrice: Ilaria Marchionne

Data intervista: 01.03.2021

Intervistatrice: Ilaria Marchionne

SALUTE COME BENE COMUNE

Cosa chiedono veramente i vivaisti italiani?

Un’intervista doppia a Emilio Resta e Riccardo Russu

Di Ilaria Marchionne

L’articolo fa il punto sulle difficoltà di ambito formativo del comparto vivaistico, ribadendo la necessità di percorsi di ascolto personalizzati per raccogliere i bisogni di conoscenza e di innovazione degli imprenditori.

Informazioni generali

Presentazione

L’intervista doppia a Emilio Resta – Dottore Agronomo – e Riccardo Russu – Accademico dei Georgofili ed ex Responsabile di settore dell’unità diretta servizio fitosanitario regionale e di vigilanza e controllo agroforestale della Regione Toscana – fa il punto sulla percezione che entrambi hanno delle difficoltà che incontrano i ricercatori, gli operatori, gli imprenditori e le associazioni di categoria nel confrontarsi sui bisogni di conoscenza, di informazione e di innovazione (tecnica, di prodotto e di processo) del settore vivaistico italiano.

Questo interessante confronto porta alla luce la necessità di ripensare drasticamente il sistema formativo rivolto al comparto vivaistico, prendendo spunto dal modello della “medicina personalizzata”, facendo, quindi, guidare le strategie d’intervento dalle specifiche problematiche del singolo operatore della filiera produttiva. Problematiche che, necessariamente, variano da attore ad attore in ogni singolo periodo dell’anno e che impongono di investire in una attività formativo-consulenziale on place e on time.

Obiettivo

L’intervista si prefigge l’obiettivo di valutare 

  1. la percezione, l’impatto e l’efficacia degli interventi di formazione – corsi, workshop, visite in azienda – organizzati dai ricercatori per informare, formare e aggiornare gli attori che operano nel settore vivaistico;
  2. il livello di coinvolgimento degli operatori e degli imprenditori che lavorano nel settore vivaistico italiano nella definizione delle azioni di formazione e informazione funzionali alla loro crescita professionale

Organizzazione

L’intervista prevede due diversi momenti: 

  • il primo si caratterizza a tutti gli effetti come una fase di ascolto preliminare su cui l’intervistato e l’intervistatore si confrontano sulle domande e sui temi che emergono dal dialogo sui quesiti che caratterizzano l’intervista;
  • il secondo, al contrario, si caratterizza come la vera e propria intervista incentrata sulle tematiche individuate e selezionate da intervistato e intervistatore.

Al termine di ambedue le fasi, l’intervistato riceve il report di quanto emerso dal dialogo e dal confronto con l’intervistatore. 

Per procedere a qualsiasi tipo di pubblicazione, l’intervistatore condivide con l’intervistato il testo per avere il “visto si pubblichi” o per intervenire con modifiche e integrazioni.

Chi sono Emilio Resta e Riccardo Russu?

Emilio Resta | Agronomo e consulente di Vannucci Piante

Emilio Resta è un Dottore Agronomo che opera come consulente per l’azienda Vannucci Piante e Innocenti & Mangoni.

Dal 2019 è innovation broker per il Gruppo Operativo AUTOFITOVIV.

Riccardo Russu | Accademico dei Georgofili

Riccardo Russu è un Accademico dei Georgofili. È stato Dirigente della Regione Toscana presso la Direzione Generale “Competitività del sistema regionale e sviluppo delle competenze”, Area “Sviluppo rurale”, dove ha ricoperto l’incarico di Responsabile del Settore “servizio fitosanitario regionale, vigilanza e controllo agroforestale.

ntervista a Emilio Resta

Intervista a
Emilio Resta

Data intervista: 01.03.2021

Intervistatrice: Ilaria Marchionne

A | Gli attori coinvolti

Le Associazioni di categoria, soprattutto grazie alla stretta relazione costruita e alimentata nel tempo con gli operatori del settore vivaistico, sono i principali attori coinvolti nell’individuazione e nel monitoraggio dei bisogni di formazione e di informazione di quest’ultimi. Ci sono, poi, altri soggetti molto attivi in questo ambito come le Associazioni di settore, ad esempio l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), che mediano tra le esigenze degli operatori, in special modo quelli delle aziende medio-grandi, e le stesse associazioni di categoria.
a. Quali strumenti e soluzioni applicano per raggiungere tale scopo? L’Associazione Vivaisti Italiani organizza delle riunioni del Consiglio direttivo per discutere e affrontare eventuali criticità e problematiche sottoposte dagli associati, mediante conversazioni e scambi telefonici. Una volta raccolte tali istanze, l’AVI si rivolge molto spesso alle associazioni di categoria per proporre dei corsi di formazione ad hoc.

Le attività delle Associazioni di categoria e di settore sono più che sufficienti. Tuttavia è necessario che stimolino maggiormente gli operatori a manifestare e condividere esigenze e bisogni sia formativi che informativi.

Un altro aspetto su cui intervenire è la necessità di definire percorsi di formazione e di aggiornamento che pongano l’attenzione anche su tematiche e problematiche che potrebbero riguardare il settore nel medio-lungo periodo.

Le attività di informazione e formazione presentano iter e percorsi differenti. Mentre nel primo caso le Associazioni di categoria riescono a trasferire aggiornamenti ed elementi di conoscenza alle aziende in maniera efficace e continuativa, nel secondo organizzano attività sporadiche e, spesso, discontinue.

I corsi di formazione che hanno maggior seguito sono quelli funzionali a proseguire le attività lavorative delle aziende, ovvero quelli che rispondono a disposizioni normative (abilitazione all’acquisto dei fitofarmaci, corsi relativi alla sicurezza sul posto di lavoro etc.)

Principalmente attraverso il dialogo e il confronto con l’agricoltore che avviene durante le visite in azienda. Ritengo che questo sia l’ambito più funzionale a far emergere i bisogni dell’imprenditore perché porta all’attenzione “concretamente” un problema che ha riscontrato.

In un contesto di filiera di produzione come quella presente nell’ambito del vivaismo, il primo interlocutore con cui avviare un confronto è l’azienda medio-grande, da sempre molto attenta ad approfondire la problematica riscontrata e avviare la ricerca di una soluzione in tempi rapidi. Tali aziende, infatti, riescono a trainare abbastanza facilmente anche le più piccole verso la risoluzione delle criticità emerse. Oltre alle aziende, altri interlocutori sono sicuramente i consulenti agronomici, vedi agronomi e periti agrari e i ricercatori di università e centri di ricerca.
a. In che modo lo fa/lo ha fatto? Sono soprattutto le conoscenze personali a dettare la scelta degli interlocutori con cui avviare un dialogo sulle criticità riscontrate.

B | La percezione degli imprenditori

L’imprenditore agricolo riserva poca attenzione alle attività di formazione, a meno che non siano funzionali a proseguire le sue attività produttive in modo efficiente (si veda il caso Xylella o Anoplophora). Per questo motivo hanno bisogno di essere stimolati e sensibilizzati su temi chiave per lo sviluppo e la crescita di tutto il settore vivaistico.

La maggior parte degli operatori del settore ha bisogno di risposte tempestive ed esaustive su specifiche problematiche su cui bisogna intervenire rapidamente per evitare di arrecare danni alla produzione e alla qualità del prodotto.

Sono molto apprezzate le visite in azienda perché, nel caso in cui sia il vivaista a riceverle, questo gli permette di mettere in evidenza problematiche specifiche, mentre da visitatore di altre realtà produttive, può osservare e comprendere meglio quale criticità potrebbe riguardarlo in futuro.

Le attività di formazione che interessano gli operatori del settore sono quelle che impattano direttamente sul loro operato: anoplophora, xylella, nuove normative di carattere fitosanitario, ambientale, fiscale e commerciale.

C | La valutazione dell’efficacia delle attività promosse dalle Associazioni di categoria

Molto positivo, ma c’è eccessiva discontinuità nell’erogazione di attività di formazione; manca un progetto continuo perché si tende prevalentemente a rispondere alle esigenze del momento.

In alcuni casi, inoltre, i corsi sono molto autoreferenziali e rischiano di essere fini a loro stessi.

La discontinuità accennata nella risposta precedente ha da sempre caratterizzato il rapporto tra formazione erogata dalle Associazioni di categoria e operatori del settore. Negli ultimi anni, tuttavia, gli imprenditori vivaisti stanno comprendendo meglio l’importanza di dialogare con le associazioni sui loro bisogni e sulle esigenze a cui trovare una soluzione.

Definire un percorso di formazione continuativo e strutturato con sessioni della durata di poche ore. Inoltre è necessario incentivare la partecipazione degli operatori del settore, individuando le tematiche maggiormente utili e interessanti per loro.

D | La valutazione dell’efficacia delle attività promosse dalle Università e dagli Enti di ricerca

Le università e i centri di ricerca hanno spesso difficoltà a individuare gli effettivi bisogni degli operatori del settore. In molti casi, infatti, le lezioni tenute dai ricercatori non affrontano in maniera pratica le problematiche interessanti per gli imprenditori vivaisti; c’è molta teorizzazione e attenzione al modo in cui un fenomeno si sviluppa e meno sulla sua risoluzione con metodologie economicamente sostenibili.

Un’area che ha molte difficoltà a rispondere alle esigenze degli operatori del settore è l’economia agraria. Spesso non si ha un quadro formativo per guidare gli investimenti e questi sono legati quasi sempre a input estemporanei che provengono dalle associazioni di categoria o dai liberi professionisti specializzati nel settore.

Al contrario, le aree che riescono a dialogare maggiormente e con maggiore continuità con gli operatori sono quelle di agronomia, entomologia e patologia vegetale, probabilmente perché hanno una rispondenza più immediata con l’attività produttiva.

La relazione tra il mondo scientifico e quello produttivo è molto migliorata negli ultimi anni, ma spesso sono promosse e caldeggiate attività di formazione che non hanno effettivi riscontri pratici.

In altri casi, pur avendo individuato problematiche vicine all’agricoltore, le soluzioni proposte risultano poco perseguibili, spesso perché economicamente non sostenibili, e questo lascia interdetti e insoddisfatti gli operatori del settore che prendono parte ai corsi.

ntervista a Riccardo Russu

Intervista a
Riccardo Russu

Data intervista: 01.03.2021

Intervistatrice: Ilaria Marchionne

A | Gli attori coinvolti

Individuare e monitorare i bisogni di formazione dell’imprenditore vivaista è uno dei compiti delle Associazioni di categoria, di settore come l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), l’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori (ANVE) e del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia.

Le Associazioni di categoria, infatti, attraverso le loro agenzie formative predispongono i programmi annuali con le attività a cui possono partecipare gli operatori del settore.

In molti casi, tuttavia, sono soprattutto i consulenti aziendali a rilevare la domanda di formazione ed a trasferirla alle Agenzie Formative  che fanno riferimento alle Organizzazioni Professionali Agricole.

La formazione degli operatori del settore vivaistico dovrebbe rimanere una delle attività principali organizzate dalle Associazioni di categoria perché hanno gli strumenti per interloquire con gli  operatori del settore e godono della fiducia delle aziende.

Gli Istituti tecnici agrari, le università e i centri di ricerca potrebbero organizzare corsi di formazione, ma il rischio è che concentrino la loro attenzione su tematiche che o sono distanti dai bisogni effettivi dell’imprenditore o sono affrontate da un punto di vista molto teorico e poco applicativo.

Oggi sono soprattutto i consulenti aziendali e i tecnici liberi professionisti ad aggiornare e formare gli operatori del settore; in futuro, le imprese leader del settore potrebbero assumere un ruolo centrale e di riferimento mettendo a disposizione le innovazioni adottate con i relativi risultati

Un ruolo attivo va riconosciuto anche alle imprese produttrici di mezzi tecnici ( attrezzature, fitofarmaci, concimi ecc.) anche se il loro operato  viene influenzato da obiettivi di mercato

Gli operatori del settore, infatti, hanno bisogno di assistenza tecnica diretta e continuativa che permetta loro di intervenire con tempestività su problematiche specifiche che spesso differiscono da azienda ad azienda.

In quanto ex Responsabile di Settore del servizio fitosanitario regionale e di vigilanza e controllo agroforestale, provvedevo ad organizzare 3-4 workshop  ogni anno , in accordo sia con le OO.PP, AA. che con le Associazioni vivaistiche per esporre le novità  introdotte dalla ricerca o per organizzare specifici momenti di sorveglianza o monitoraggio  fitosanitario su organismi nocivi introdotti recentemente sul territorio regionale . In queste occasioni , oltre a fornire informazioni utili si provvedeva ad attivare un confronto  con i partecipanti agli incontri per fare emergere le reali necessità formative delle imprese.

Se le informazioni acquisite portavano ad evidenziare una domanda di consulenza specialistica il Servizio Fitosanitario provvedeva ad  organizzate attraverso attività seminariale diretta incontri con le imprese interessate  coinvolgendo il  mondo scientifico quali : l’Università di Pisa, l’Università di Firenze, la Scuola Superiore Sant’Anna, oppure con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia Agraria (CREA) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Alfine di arrivare in tempi brevi ad organizzare o percorsi formativi o informativi.

Successivamente  venivano siglati accordi quadro con i Dipartimenti universitari o di ricerca . Oppure in caso di  consulenza specialistica, si attivava una collaborazione diretta con specifici docenti selezionati dal Servizio fitosanitario regionale .

Se le informazioni acquisite  portavano alla richiesta di corsi di formazione, si provvedeva ad attivare un tavolo di confronto con i rappresentanti delle OO.PP.AA. O delle Associazioni

B | La percezione degli imprenditori 

Gli operatori del settore vivaistico hanno bisogno di corsi di formazione e aggiornamento su specifici e strategici ambiti come: 

  1. strumenti e tecniche per garantire la qualità del prodotto vivaistico italiano;
  2. strumenti per migliorare la difesa dei loro vivai
  3. soluzioni per la gestione di un’agricoltura urbanizzata che permetta alle aziende di far convivere la loro attività produttiva con i cittadini che vivono in aree limitrofe ai vivai; 
  4. strategie per evitare che gli operatori del settore entrino in contatto con sostanze nocive per la loro salute; 
  5. certificazioni della qualità del loro prodotto
  6. contrastare l’importazione, insieme alle piante, dei parassiti presenti in aree geografiche diverse da quella nazionale

soluzioni di agricoltura di precisione per coltivare meglio il proprio prodotto.

C | La valutazione dell’efficacia delle attività promosse dalle Associazioni di categoria

È necessario rafforzare il dialogo tra gli Enti pubblici, le associazioni di categoria e gli operatori del settore per organizzare attività di formazione realmente utili a quest’ultimi, facendo emergere una reale domanda di formazione da parte delle imprese. Spesso, infatti, i pacchetti formativi si ripetono uguali anno per anno molte volte le tematiche  oggetto di formazione  vertono a favorire la conoscenza di nuove normative contributive,assistenziali etc.

Non è sempre facile valutare le azioni di altri soggetti  perchè non sempre sono a disposizione gli strumenti idonei e le necessarie informazioni.

Sono convinto che molto è stato fatto ed anche di buona qualità; non mancano le indicazioni teoriche  per organizzare una valutazione sull’operato delle Associazioni, compito che spetta all’Autorità competente, se si attivano risorse finanziarie pubbliche, oppure ai beneficiari degli interventi stessi.

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