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Dall’Usus alla Scientia

FORMAZIONE E RICERCA

Cosa chiedono veramente i vivaisti italiani?

Intervista ad Emilio Resta e Riccardo Russu

Articolo pubblicato il: 14 gennaio 2022

Di cosa parla questo articolo?

Con l’intervista a Emilio Resta e Riccardo Russu ci occupiamo del settore vivaistico italiano. Facciamo il punto sui bisogni di conoscenza e innovazione di ricercatori, operatori, imprenditori e associazioni di categoria, analizzando le loro più ricorrenti difficoltà.

Ripensare drasticamente il sistema formativo di settore appare la questione più emergente. Puntando ad una ‘formazione’ e ad una ‘consulenza’ on place e on time, adeguata alla compresenza di elementi variabili (i singoli attori, i periodi dell’anno).

Per farlo si potrebbe attingere al modello della “medicina personalizzata”, consentendo che a guidare le strategie d’intervento  siano le specifiche problematiche di ogni singolo operatore di filiera.

Chi sono Emilio Resta e Riccardo Russu?

Emilio Resta è un Dottore Agronomo. Dal 2019 è innovation broker per il Gruppo Operativo AUTOFITOVIV “Buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale”.

Riccardo Russu è un Accademico dei Georgofili. È stato Dirigente della Regione Toscana presso la Direzione Generale “Competitività del sistema regionale e sviluppo delle competenze”, Area “Sviluppo rurale”, dove ha ricoperto l’incarico di Responsabile del Settore “servizio fitosanitario regionale, vigilanza e controllo agroforestale”.

Elementi di conoscenza emersi dal progetto

Il Lab Center for Generative Communication cura, all’interno del progetto Gruppo Operativo AUTOFITOVIV, le attività di informazione e formazione rivolte agli imprenditori agricoli e a tutto il personale che lavora all’interno della filiera produttiva del settore vivaistico toscano.

Nei molti incontri intercorsi per programmare e definire tali attività, è emersa chiaramente la difficoltà che incontrano i ricercatori, gli operatori, gli imprenditori e le associazioni di categoria di individuare e confrontarsi sui bisogni di conoscenza, di informazione e di innovazione (tecnica, di prodotto e di processo) del settore vivaistico italiano.
Le attività del Lab CfGC, dunque, si sono concentrate soprattutto su alcuni aspetti specifici:

  • rilevare la percezione, l’impatto e l’efficacia degli interventi di formazione – corsi, workshop, visite in azienda – organizzati dai ricercatori per informare, formare e aggiornare gli attori che operano nel settore vivaistico;
  • analizzare il livello di coinvolgimento degli operatori e degli imprenditori che lavorano nel settore vivaistico italiano nella definizione delle azioni di formazione e informazione funzionali alla loro crescita professionale;
  • promuovere un modello di comunicazione (tra operatori, tra operatori e ricercatori, tra operatori e istituzioni) funzionale alla promozione di comportamenti compatibili con la salute degli operatori, delle loro famiglie e delle comunità;
  • proporre agli imprenditori del florovivaismo toscano consigli sui comportamenti da adottare nei vivai per preservare il loro stato di salute e per prevenire malattie di vario genere.

Da qui è emersa la necessità di ripensare drasticamente il sistema formativo rivolto al comparto vivaistico, intervistando, a tal proposito, Emilio Resta e Riccardo Russu.

Il progetto in breve

Gruppo Operativo AUTOFITOVIV. Buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale è un progetto per individuare le criticità riscontrate nell’ambito del trasferimento tecnologico tra ricercatori e imprenditori e proporre un modello di comunicazione formativa applicabile all’interno delle iniziative riservate ai diversi professionisti dell’agricoltura.

Chi dovrebbe individuare i bisogni di formazione e aggiornamento degli operatori del settore vivaistico e proporre un percorso di ricerca in grado di trovare soluzioni praticabili?

Emilio Resta

Le attività svolte dalle Associazioni di categoria e di settore sono più che sufficienti, ma devono stimolare maggiormente gli operatori a manifestare e condividere esigenze e bisogni sia formativi che informativi.

È necessario, inoltre, definire percorsi di formazione che pongano l’attenzione anche su tematiche e problematiche che potrebbero riguardare il settore non solo nel breve, ma anche nel medio-lungo periodo.

In un contesto di filiera di produzione come quella presente nell’ambito del vivaismo, i primi interlocutori con cui avviare un confronto sono le aziende leader, da sempre molto attente ad approfondire le problematiche riscontrate e avviare la ricerca di una soluzione in tempi rapidi.

Riccardo Russu

Individuare e monitorare i bisogni di formazione dell’imprenditore vivaista è uno dei compiti delle Associazioni di categoria, di settore come l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), l’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori (ANVE) e del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia.

In molti casi, tuttavia, sono soprattutto i consulenti aziendali e i tecnici ad aggiornare e formare gli operatori; in futuro le imprese leader del settore potrebbero assumere un ruolo centrale in questa dinamica. Gli imprenditori vivaisti, infatti, hanno bisogno di assistenza diretta e continuativa che permetta loro di intervenire con tempestività su problematiche specifiche che spesso differiscono da azienda ad azienda.

Pur ricoprendo un ruolo centrale nell’assistenza, le associazioni di categoria faticano a raggiungere, ascoltare e dar voce ai bisogni degli operatori del settore vivaistico. Da qui – sottolineano Resta e Russu – deriva la loro difficoltà nel dar vita a percorsi di formazione e aggiornamento su tematiche di reale interesse.

Questo ha determinato la nascita di associazioni di settore con direttivi composti dagli stessi imprenditori vivaisti e ha incrementato il ricorso a liberi professionisti e consulenti aziendali.

Soggetti che provano a raccogliere i bisogni degli operatori di settore, condividendoli con le associazioni di categoria. Una ricerca di ulteriore intermediazione per fronteggiare una realtà di offerte formative che si ripetono uguali di anno in anno e che, piuttosto che affrontare le questioni tecniche e strategiche per la crescita del settore, privilegiano tematiche come quelle assistenziali (il versamento di contributi INPS, la cassa integrazione ecc…).

In questo modo le aziende leader del settore hanno colmato il vuoto formativo e informativo. Si sono avvalse di liberi professionisti e hanno ridefinito l’agenda regionale e nazionale delle priorità e delle criticità su cui intervenire.

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SALUTE COME BENE COMUNE

Comunicare nella selva oscura. La complessa relazione tra rischi ambientali e malattie. Intervista a Lucia Miligi

Attraverso la voce di Lucia Miligi presentiamo alcune esperienze di ricerca/intervento di ambito epidemiologico condotte dall’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica (ISPRO) della Regione Toscana. Miligi ha coordinato importanti indagini sulla salute dei lavoratori e sugli inquinanti fisici e chimici nelle scuole. Una ricerca condivisa ‘con le persone’, che ha dato frutti concreti. In direzione di una scienza e di una salute come bene comune, da costruire insieme giorno per giorno.

Come valuta l’operato delle Università e degli Enti di ricerca nell’individuazione e nella risposta ai bisogni di conoscenza dell’imprenditore agricolo?

Emilio Resta

Le Università e i centri di ricerca hanno delle grandi difficoltà a individuare gli effettivi bisogni degli operatori del settore. In molti casi, le lezioni tenute dai ricercatori non affrontano in maniera chiara ed esaustiva le problematiche interessanti per gli imprenditori vivaisti; c’è molta teorizzazione e attenzione al modo in cui un fenomeno si sviluppa e poca su come si possa combattere e sconfiggere.

Un’area che ha molte difficoltà a rispondere alle esigenze degli operatori del settore, ad esempio, è l’economia agraria. Tale difficoltà si traduce nel fatto che, quando gli operatori del settore devono prendere una decisione su un investimento, si rivolgono alle associazioni di categoria e ai liberi professionisti.

Riccardo Russu

La relazione tra il mondo scientifico e quello produttivo è molto migliorata negli ultimi anni, ma resta spesso il fatto che sono promosse e caldeggiate attività di formazione che non hanno effettivi riscontri pratici. 

Gli imprenditori avrebbero invece bisogno di corsi di formazione relativi a: strumenti e tecniche per garantire la qualità del prodotto vivaistico italiano e per migliorare la difesa dei loro vivai; soluzioni per la gestione di un’agricoltura urbanizzata che permetta alle aziende di far convivere la loro attività produttiva con i cittadini che vivono in aree limitrofe ai vivai; strategie per evitare che gli operatori del settore entrino in contatto con sostanze nocive per la loro salute; soluzioni di agricoltura di precisione per coltivare meglio il proprio prodotto.

Le parole di Russu e Resta confermano che i corsi di formazione con ricercatori nel ruolo di docenti lasciano spesso insoddisfatti gli operatori del settore. Ribadiscono che un modello di ricerca e formazione che non consente un dialogo efficace tra i tempi della scienza e quelli della produzione, tra il campo aperto del “fare quotidiano” e le mura chiuse dei centri di ricerca e delle Università, si è rivelato alla lunga inadeguato.

Un modello di ricerca e di formazione che non riesce a far dialogare in maniera efficace i tempi della scienza con i tempi della produzione. Questa discrepanza molto probabilmente nasce proprio dalle evidenti difficoltà di individuare, analizzare e mettere a sistema tutti gli elementi di conoscenza che emergono da un “fare quotidiano” con la ricerca svolta dentro e fuori le mura dei centri di ricerca e delle Università.

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COMUNICARE PER INNOVARE

I numeri che mancano, storie di quotidiana ricerca. Il caso delle ulivete abbandonate in Italia

I numeri sono considerati per lo più come dati oggettivi. Il problema è che spesso mancano proprio i numeri alle nostre argomentazioni e troppe volte non disponiamo dei numeri necessari per ragionare e trovare soluzioni ai problemi più rilevanti. In questa “Noterella” si propone una breve riflessione sui numeri dell’abbandono delle ulivete in Italia, argomento di grande attualità e urgenza, ma sulle cui reali dimensioni è estremamente difficile reperire dati. Gli amministratori pubblici e le associazioni di rappresentanza agricole ne vivono e ne sentono tutta la gravità, ma le informazioni e le certezze a riguardo sono poche.

Quali sono le situazioni tipiche in cui ha individuato e ha raccolto i bisogni di conoscenza in tema di formazione e informazione degli imprenditori agricoli?

Emilio Resta

Principalmente attraverso il dialogo e il confronto con l’agricoltore che spesso avviene durante le visite in azienda. Ritengo che questo sia l’ambito più funzionale a far emergere i bisogni dell’imprenditore perché porta all’attenzione “concretamente” un problema che ha riscontrato.

Riccardo Russu

In quanto ex Responsabile di Settore del servizio fitosanitario regionale e di vigilanza e controllo agroforestale, provvedevo ad organizzare 3 o 4 workshop ogni anno per esporre le novità introdotte dalla ricerca o per organizzare specifici momenti di sorveglianza o monitoraggio fitosanitario su organismi nocivi introdotti recentemente sul territorio regionale. In queste occasioni, oltre a fornire informazioni utili, provvedevo ad attivare un confronto con i partecipanti agli incontri per fare emergere le reali necessità formative delle imprese.

È la conferma di un trend sempre più significativo. Per scongiurare danni alla produzione e alla qualità del prodotto i vivaisti hanno bisogno di risposte tempestive ed esaustive su problemi specifici. Al proposito esperienze solide, semplici ed efficaci sono le visite in azienda, i seminari per divulgare le ricerche e le campagne di monitoraggio fitosanitario. Nella filiera produttiva del settore vivaistico il primo interlocutore con cui avviare un confronto è spesso l’azienda medio-grande; da sempre attenta ad approfondire i problemi riscontrati e avviare la ricerca conseguente di soluzioni in tempi rapidi. Imprese che a loro volta riescono a trainare facilmente anche le realtà più piccole, condividendo su scala e in proporzione le medesime risoluzioni delle criticità emerse.

Alla luce di queste riflessioni appare necessario istituzionalizzare e intensificare le occasioni che consentono agli operatori del settore di manifestare con maggior agio domande e dubbi. Non solo in presenza di altri imprenditori/operatori ma anche di chi  lavora nel mondo della ricerca (ricercatori di università e centri di ricerca), della consulenza agronomica (agronomi e periti agrari) e dell’associazionismo.

I progetti di scientia Atque usus

Gruppo Operativo AUTOFITOVIV

Buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale

Un progetto per individuare le criticità riscontrate nell’ambito del trasferimento tecnologico tra ricercatori e imprenditori e proporre un modello di comunicazione formativa applicabile all’interno delle iniziative riservate ai diversi professionisti dell’agricoltura.

Conclusioni

Grazie al confronto con Russu e Resta abbiamo messo in evidenza un cortocircuito comunicativo tra alcuni dei principali attori del settore vivaistico italiano. Gli operatori del settore restano tuttavia in attesa di soluzioni per sfide che riguardano e riguarderanno sempre di più il loro comparto produttivo.

Proviamo a evocarne alcune:

  • garantire la qualità del prodotto made in Italy per vincere la concorrenza di Paesi che prediligono la rincorsa alla quantità e al conseguente abbassamento dei prezzi a discapito della qualità del prodotto offerto ai consumatori; 
  • realizzare un’agricoltura sempre meno impattante a livello ambientale, ricorrendo anche a soluzioni di alta tecnologia; 
  • gestire un’agricoltura urbanizzata che sappia convivere con un sistema complesso come è quello delle aree urbane e periurbane; 
  • riuscire a garantire, oltre che la salute dell’ambiente, anche quella delle tante persone che vivono e lavorano a stretto contatto con le aree votate alla produzione vivaistica;
  • gestire la pressione che spesso scaturisce da alcuni “casi mediatici” – si veda l’intervento “Vivai e guerra ai pesticidi: il Caso Pistoia” pubblicato dalla trasmissione Report del 15 novembre 2021 – che riguardano il rapporto tra attività florovivaistica – con particolare riferimento all’utilizzo di fitofarmaci – e i rischi per la salute (degli operatori, delle loro famiglie e della comunità).

Sfide tra Davide e Golia, per cui occorre consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti.

Uno scenario in cui diventa centrale rigenerare la formazione degli operatori vivaistici immaginandola al centro di una comunità di attori in costante dialogo (dottori agronomi, ricercatori, consulenti, liberi professionisti); nella continuità della filiera tecnologico-produttiva di cui fanno parte; nella stretta relazione tra la trasformazione delle materie prime in un prodotto finito e gli eventi climatici. Un ripensamento radicale che induca ad abbandonare ogni approccio generalista e livellatore. Scrutando l’orizzonte una via nuova e possibile è, a nostro avviso, rappresentata dal metodo ‘on place e on time’ della “medicina personalizzata”, con strategie d’intervento profilate e aderenti al variare dei casi e delle stagioni; col continuo ‘follow up’ e con le migliori risorse disponibili (saperi, dati, tecnologie).

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“scientia Atque usus” si avvale di un sistema di gestione e sviluppo generativo di conoscenze: la sAu Library. 

Al suo interno confluiscono tutti i risultati dei progetti di ricerca che vedono direttamente coinvolti i ricercatori del Center for Generative Communication (CfGC) e i partner – afferenti al settore produttivo, alla ricerca, alle istituzioni, alle organizzazioni e al terzo settore – che ogni giorno lavorano gli uni al fianco degli altri per trovare soluzioni a bisogni ed esigenze reali

Nell’ottica di creare una comunità di pratiche e saperi, i ricercatori del CfGC hanno deciso di mettere a disposizione di chi ne avesse bisogno il catalogo delle risorse – riviste, testi, articoli scientifici, tesi di laurea, tesi di Dottorato, prodotti audio-visivi etc. – che costituiscono il cuore pulsante della sAu Library.

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